La Strega di Miagliano


#BielleseEsoterico, #EsoTurismo / domenica, Giugno 10th, 2018
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Le prime misure inquisitoriali

Una volta che la religione cristiana ottenne il consolidamento divenendo religione di stato dell’Impero, i culti precedenti vennero proibiti e le leggi dell’impero si identificarono con le leggi della Chiesa. Il diritto romano prevedeva la pena capitale e il rogo, per questo l’eresia e la stregoneria incominciarono ad essere ritenuti dei tradimenti nei confronti di Dio e divenne automatica la pena di morte prevista per i traditori dell’imperatore. Le prime misure inquisitoriali concepite dalla Chiesa di Roma risalgono al Concilio Lateranense del 1179, convocato da Papa Alessandro III, ma si concretizzarono in occasione di un incontro a Verona tra l’imperatore Federico Barbarossa e il papa Lucio III. Il papa emanò la Bolla di Ruscigli con la quale venne affidato al vescovo di ogni diocesi di istituire un apposito tribunale che provvedeva ad emanare condanne a morte contro gli eretici, la cui esecuzione richiedeva l’intervento dell’autorità civile. Nacque così la fase medievale dell’Inquisizione in cui vennero creati appositi tribunali contro gli eretici ad ogni diocesi mentre nel frattempo proseguirono i massacri di ebrei e musulmani con le crociate in Terra Santa fino al 1291. Parallelamente alle condanne di eretici e presunti tali, l’Inquisizione fin dalla I metà del 13 secolo si dedicò alla caccia alle streghe. Ciascun tribunale agiva in una sorta di autonomia giuridica, spesso senza rendere conto ai vari centri inquisitoriali di Roma, Parigi, Madrid e Lisbona.

Il Quattrocento e la Stregoneria

La scrittrice e ricercatrice Irene Belloni vi porta in viaggio tra i segreti di Miagliano

Il Quattrocento si aprì così con l’attività di predicazione di Bernardino da Siena nel 1427, il quale si impegnò in un’attività di predicazione per quasi due decenni, arrivando a fornire una documentazione relativa alla città di Benevento come luogo di incontri notturni attorno a un albero di noci per il sabba. Negli stessi anni la condanna ed esecuzione di Giovanna d’Arco e di Finnicella, la prima donna a Roma vittima dell’Inquisizione, diede l’avvio alla terribile caccia alle streghe che avrebbe insanguinato l’Europa per finire anche nel Nuovo Mondo.

 

Nonostante alcuni dottori tentarono di difenderla sostenendo che i neonati non li uccideva ma era un’ostetrica, la donna fu accusata di aver ucciso trenta bambini, succhiando loro il sangue, proprio come la Strige, l’uccello notturno protagonista delle leggende dell’Antica Roma, il quale uccideva i bambini nutrendosi di sangue e carne umana.

Giovanna Monduro – La Strega di Miagliano

Le tre parche rappresentate come streghe a Miagliano

A Salussola, un villaggio in provincia di Biella, proprio nel Quattrocento, nel periodo del ducato di Amedeo IX, si ambienta la storia della Strega di Miagliano. La giovane donna protagonista è Giovanna Monduro, nata a Miagliano, descritta con una donna con un brutto carattere, ribelle e maleducata, la quale una volta andata in sposa ad Antoniotto Monduro, si trasferisce a Salussola. Proprio in questo luogo dove vivevano le parenti gelose e invidiose e dove vi era una sede del tribunale dell’Inquisizione, nella Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, iniziò l’istruttoria con le testimonianze di Antonia.

Salussola e la porta urbica

Il 21 gennaio 1470 Giovanna venne accusata di aver profetizzato e provocato la morte di un bambino, figlio di Martino Monduro, a cui fecero seguito altre accuse come quella di aver soffocato due bambini e aver lanciato un sortilegio contro uno sciame di api che era entrato nel podere di due parenti. La donna dapprima negò ogni accusa, ma sotto tortura Giovanna si ritrovò di fronte ad un sistema processuale dal quale comprese che l’unica fuga era inventare la favola perfetta che avrebbe accontentato gli Inquisitori, malefiche gerarchie di basso profilo che con la loro misoginia e il loro sadismo avevano intrapreso una guerra efferata contro le eresie e la stregoneria.
Il 20 febbraio Giovanna raccontò la sua iniziazione alla magia avvenuta di notte, e rievocando il folclore stregonesco diffuso in Europa, disse di essersi unita con un diavolo di nome Zen e di aver calpestato la croce e rinnegato Dio. Inoltre fu obbligata sotto tortura a dire di essere la responsabile della morte del bambino e di aver soffocato altri due bambini, assieme ad un’altra donna che si trovava in prigione con lei, Maddalena. Sotto richiesta degli Inquisitori di denunciare altre donne, Giovanna fece molti nomi, ma la sua saggezza consistette nel rivelare nomi di donne già decedute. Infine dopo 18 mesi di prigionia, a Tollegno, il deputato del feudo emise la sentenza finale, dichiarando che la donna avrebbe dovuto essere arsa sul rogo.

Rio delle Masche, nei suoi pressi fu giustiziata la Strega di Miagliano

Infatti così avvenne, durante l’estate del 1471 Giovanna fu bruciata viva presso il ruscello ai confini di Miagliano, che ancora oggi ricorda la terribile vicenda, poiché chiamato Rio delle Masche. L’acqua sembra ancora sussurrare al passante la verità della vicenda della donna, accusata ingiustamente di essere una strega e gli abitanti ricordano questa storia con tristezza.

La ribellione dei cittadini

Tuttavia, un particolare ci permette di sentici più vicine a quelle popolazioni tiranneggiate da un sistema di credenze, ovvero il fatto che gli abitanti di Miagliano e Tollegno si rifiutarono di prendere parte all’esecuzione capitale. A tale riferimento, il Conte Bertodano li denunciò per insubordinazione e vennero multati. Ma la loro forza e il loro senso di giustizia, li portò ad opporsi alla sentenza rifiutandosi di pagare l’ammenda, infatti portarono la causa dinnanzi il Tribunale Ducale di Torino che si rivelò a loro favore. Poiché quella donna che loro avevano visto crescere poteva essere una di loro, una parente o addirittura una loro figlia. La gente sapeva che qualsiasi anomalia avrebbe potuto destare l’attenzione degli Inquisitori. La strega infatti era divenuta non più una donna, ma una creatura fantastica, una risposta necessaria a eventi drammatici che la sola ragione non sapeva come gestire. Attraverso la sua uccisione si attivava un sistema preventivo con il quale si cercava di ostacolare le azioni malvagie. Peccato che nessuno degli Inquisitori aveva compreso che erano loro gli stessi fautori di quelle atroci ed efferate azioni. Non dovevano combattere il male fuori di sé, ma dentro il loro cuore.

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