





IL SIMBOLO DEL DRAGO
Fin dal momento in cui il Cristianesimo divenne religione di stato nel 380 d.C., venne utilizzato il simbolismo del drago o serpente per rappresentare il male. Dalla tentazione di Eva alla guerra apocalittica dell’Arcangelo Michele presente nell’Antico e nel Nuovo Testamento, per l’esattezza nella Genesi e nell’Apocalisse, il serpente compare come elemento disturbatore, incarnando l’alfa e l’omega, proprio come l‘ouruboro, il serpente che si morde la coda. Nel momento in cui il paganesimo e l’eresia persistettero all’avanzata della religione monoteista, nonostante lo stato di inquisizione e terrore che ne derivò con l’avvento di Agostino nel 396, tale simbolo fu utilizzato come incarnazione del Maligno, in quanto nella Genesi esso appare come un animale astuto che perverte la ragione e fa dubitare della bontà di Dio.
Tuttavia vi stupirete di sapere che alle origini del Cristianesimo, il crocefisso non veniva rappresentato con il Cristo inchiodato, ma con un serpente, simbolo della vita, della conoscenza e del fuoco trasmutatore che permetteva di rinnovare la vita. L’acronimo che lo accompagnava era I.N.R.I “Igne Nature Renovatur Integra”, ovvero “Il Fuoco Rinnova Tutta la Natura”. Non a caso vi furono molti filoni gnostici cristiani che rappresentavano il serpente come il benefattore dell’umanità, un messaggero di luce fonte del potere spirituale. Infatti per i cristiani gnostici dei primi secoli il serpente era simbolo del Messia e il centro della religione, nonché il simbolo dello spirito fondamentale di Dio.
Essendo necessario in tale clima di terrore e dominazione l’utilizzo delle immagini e di uno storytellig efficace, per perpetrare i propri orrori a scapito di un’umanità che continuava ad adorare le proprie divinità e ricercava dentro di sé la guida, le abbondanti rappresentazioni provenienti dalle regioni orientali divennero il racconto perfetto per soggiogare la visione delle persone. La più importante di tutte fu la lotta contro il serpente compiuta da San Giorgio, definito santo sauroctono, ovvero uccisore di draghi e l’influenza dell’Arcangelo Michele che assunse il titolo di debellatore ufficiale del drago.
IL CAVALIERE SAUROCTONO
In realtà l’origine dell’iconografia del cavaliere sauroctono risale ad un altro santo: San Teodoro di Amasea, un soldato dell’esercito romano che subì il martirio per la fede in Cristo. Ebbe fama di aver ucciso, almeno 4 secoli prima di Giorgio, un enorme e terribile drago. Essendo il primo patrono di Venezia, appare una sua rappresentazione in cima ad una delle celebri colonne di piazzetta S. Marco, in atto di calpestare un drago che ricorda un coccodrillo. Negli affreschi e nei rilievi orientali i due furono sempre affiancati, Teodoro appariva in lotta con il drago, mentre Giorgio, soldato originario della Cappadocia, era intento a trafiggere un uomo, simbolo del persecutore pagano e dell’eresia. A partire dall’11 secolo, le due immagini conversero verso il mostro e Giorgio assorbì del tutto il tema figurativo. Da questo momento la storia di San Giorgio destò l’attenzione dei crociati che si identificarono facilmente nel santo vittorioso che aveva liberato una terra in mano agli ‘infedeli’. Il culto si diffuse così in Europa e con esso la rappresentazione del cavaliere che uccide il drago. Tale immagine si diffuse ad ampio raggio interessando molti luoghi dove il paganesimo e l’eresia erano ancora presenti, e l’allusione al nemico divenne da quel momento in poi correlata al drago o serpente.
IL LAGO DI VIVERONE
Vi sono molte leggende e racconti in Italia che vedono come protagonisti un santo e un drago. La prima leggenda che analizzeremo assieme ha sede a Viverone, un lago di origine glaciale in provincia di Biella, il terzo lago piemontese per estensione. Oltre agli straordinari rinvenimenti che sono stati fatti nell’ultimo secolo che hanno fatto ipotizzare la presenza di un villaggio palafitticolo, risalente all’età del Bronzo, circa 4000 anni fa, il lago di Viverone appare come un luogo ricco di misteri e magia. Infatti la leggenda narra che fino all’anno Mille, nelle acque del lago vi era un drago spaventoso, dal fiato ammorbante, che spaventava la popolazione, nutrendosi delle loro carni. Grazie all’opera di evangelizzazione di San Bononio, bolognese di nascita, il drago fu ucciso e una voragine lo inghiottì, conducendolo negli inferi.
Ora la domanda che viene da porsi è la seguente: siamo così certi che tale immagine risalga solo all’iconografia del santo sauroctono? Quando si considera il Cristianesimo e i suoi simboli, dobbiamo sempre ricordarci che le divinità precedenti, così come i simboli, furono occultati e inglobati dal credo cattolico con il fine di trasmettere un sapere esoterico e cancellare i precedenti culti misterici. Infatti l’immagine di un cavaliere che combatte contro un orribile mostro ha origini lontane. In Egitto Horus, la divinità dalla testa di falco, era sovente rappresentato a cavallo nell’atto di trafiggere un coccodrillo, simbolo di Seth, il dio geloso che aveva ucciso Osiride. Nella mitologia greca Perseo uccise un famelico mostro marino, in groppa al cavallo alato Pegaso, liberando la giovane principessa Andromeda, incatenata ad una roccia. Nella sua seconda fatica, Ercole tagliò la testa dell’Idra, il drago con molte teste e Cadmo trafisse il serpente contro una quercia. A Delfi, dinnanzi al sacro crepaccio presso l’oracolo, il guardiano e custode Pitone, un drago-serpente di dimensioni impressionanti, venne ucciso da Apollo.
Ecco solo alcuni esempi di un archetipo che fu trasmesso nei secoli. Ancora oggi i romanzi fantasy riflettono queste antiche rappresentazioni, laddove il drago diviene il custode di tesori e il guardiano di forze nascoste al di là del bene e del male. Presente nel fondo di una caverna o sottoterra, egli custodisce l’energia vitale, sintetizzando in sé la forza tellurica che scaturisce dalle viscere della terra, e le forze del campo eterico che discendono dal cielo.
Il viaggio nel mondo del drago-serpente continua…





