Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei


Alimentazione, Senza categoria / venerdì, Aprile 7th, 2017
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Procacciarsi il cibo in un ambiente metropolitano urbano:

Ieri pomeriggio con la complicità di una bellissima giornata di sole io ed Irene ci siamo immersi nell’ambiente metropolitano urbano per eccellenza, Milano.

Voleva essere un semplice giro esplorativo volto alla riscoperta dei suoi tesori esoterici, accuratamente celati dietro il velo del cristianesimo dolcemente allietato con  qualche prelibatezza locale.

Scesi alla fermata del Duomo alle ore 11:30  siamo stati catapultati direttamente nel centro energetico di Milano che è ben rappresentato dalla sua magnifica Cattedrale ma che è altrettanto ben occultato ( preso d’assedio ) dai molteplici punti vendita delle multinazionali dell’ elettronica, della moda e del “cibo”.

Una bellissima piazza che per cornice ha dei bellissimi palazzi e da alcuni esemplari di piante di banano e palme.

Ma come?

Mi sarei aspettato dei faggi invece quei “geni” della comunicazione di Starbucks la catena statunitense delle caffetterie ha deciso di sbarcare a Milano “regalando” alla città un inusuale e alquanto ignorante  scorcio esotico.

Ma davvero Milano la città in cui La Pavoni nel 1905  diede il via alla produzione in serie della macchina da caffè espresso  aveva la necessità di avere palme, banani e di bere “caffè” americano?

I banani di Piazza Duomo avrebbero dovuto farmi comprendere le difficoltà che avrei dovuto affrontare per procacciare del cibo per me e la mia compagna in ambiente metropolitano urbano come quello di Milano.

Nell’osservare le migliaia di persone che come formiche in modo caotico ed apparentemente senza meta si stavano muovendo all’interno di essa con buste, sacchi, sacchetti e cartoni pieno di cibo spazzatura, mi è venuto alla  mente il dialogo presente nel film Matrix  in cui c’è Morpheus che dice a Neo ”

 sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente.”

Unica ma fondamentale differenza è l’odore di fritto che trasuda dai muri del Mcdonald’s

Le menti delle  genti di Piazza Duomo sono costantemente prese d’assedio  assedio  dai richiami pericolosi quanto quello delle mitologiche sirene dai messaggi pubblicitari dell’industria agro alimentare che nei numerosi fast food trova la sua naturale espressione.

Alle ore 12:00 migliaia di persone prese dai morsi della  fame stavano per dare il via ad un grande  rituale orgiastico, tutti si apprestavano a consumare quintali di patatine fritte rigorosamente Ogm accompagnate  litri di ketchup ottenuto da pomodori cinesi e mascherato da tonnellate di zucchero raffinato e aromi artificiali e quintali di maionese ottenuta da uova di “gallina” allevate e cresciute  in lager mascherati da allevamenti intensivi, Burgher di “manzo” composti da carne separata meccanicamente  e fiumi di “sanissima” e gustosissima Coca Cola,  che fondamentale per la quasi impossibile digestione.

Beh…si effettivamente la piazza propone anche delle alternative ai classici fast food:

  • “Food truck” ( paninari ) che servono pane surgelato ( probabilmente fatto in Romania ) salamelle ottenute da maiali allevati in Germania, porchette che di sardo hanno ben poco, wurstel composti per il 45% da car ne separata meccanicamente, salse della quali si è persa la ricetta originale e verdurine piene di fertilizzanti e pesticidi
  • Bar che propongono un infinità di pizze, primi piatti e secondi piatti tutti rigorosamente prodotti dall’industria dell’agro alimentare precotti e surgelati.
  • L’ormai fu Spontini, diventata la catena della pizza al trancio più famosa di Milano la quale propone una pizza che…beh chiamiamola pizza.
  • Palestre nelle quali si pratica crossfit estremamente utile per sopravvivere alle estenuanti e fisiche file davanti alla cassa del fast food.

Fortuna che c’è Luini che con i suoi panzerotti accompagnati da una bottiglietta d’acqua naturale di proprietà della Nestle salvano il pranzo e il nostro microbiota intestinale e forse in parte  anche la salute.

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei

Se è vero il motto di Jean–Anthelme Brillat–Savarin che agli inizi dell’Ottocento nella sua opera più nota “Fisiologia del gusto” scrisse: “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” ripreso poi con maggior fortuna dal filosofo Feuerbach col famoso “l’uomo è ciò che mangia”.

Noi genti occidentali di quest’epoca chi siamo o meglio cosa siamo?

Fortuna che ci sono le palestre

Richard Stems

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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